RECENSIONI su ETTY HILLESUM

 

Edgarda Ferri

Un gomitolo aggrovigliato è il mio cuore.
Vita di Etty Hillesum. La nave di Teseo editore, Milano 2017

“Un gomitolo aggrovigliato è il mio cuore “

Bellissima questa espressione posta come titolo di una vita di Etty Hillesum, dà ragione del punto di partenza del suo Diario e fa risaltare il cammino interiore che questa donna percorre e che tanti libri a lei dedicati cercano di scavare.

Possiamo dire che questo libro di Edgarda è una ottima introduzione al Diario in quanto non tace non solo gli eventi storici che lo contestualizzano, ma neppure quei risvolti disordinati di una vita che i primi lettori italiani, da una edizione ridotta del suo Diario, non potevano del tutto afferrare.

Solo il non tacere il lato oscuro aiuta a cogliere in profondità l’evoluzione interiore che Etty vive, evoluzione rapida per il poco tempo che le è concesso con il suo maestro che le viene a mancare nel momento più duro di certe scelte decisive, e poi nella vita stessa, che precipita verso la sua conclusione.

Solo uno sguardo realistico aiuta a leggere un Diario come uno sguardo sull’uomo e su Dio, come rivelazione dell’abisso di tenebra e luce che sempre si intrecciano, senza una valutazione morale: questo è importante per capire ciò che accade al di là di principi che fanno mantenere una distanza che impedisce la comprensione di quanto Etty scrive e vive.

Sarei tentata di dire che un libro così,, più che essere letto prima del Diario, andrebbe letto insieme: certe riflessioni luminose di Etty che io stessa rilancio spesso in facebook, possono essere banalizzate nella loro verità, se si dimentica il contesto, il travaglio storico e personale da cui emergono. Trasmettere amore alla vita comunque, dopo aver sperimentato il non senso, l’assurdità del male, conosciuto l’abisso del cuore dell’uomo non è la stessa cosa del farlo in un momento radioso della vita. Accada quello che accade, per Etty, anche nei momenti più duri e oscuri di epifania del male, basta un raggio di sole, un albero, un fiore, una nube, una poesia, un suono, pur tra filo spinato e sbarre e fango, per sentire dentro di sé pulsare la forza della vita e rendere grazie per ogni attimo di essa.

Etty, consapevole della crescita interiore che vive e difende “fino alla morte”, non la tiene per sé, ma la condivide con chi comprende e con chi non capisce, ma non oltre i grovigli del proprio cuore: aveva potuto allontanarsi da Spier, pur sapendo che poteva non rivederlo,: perché la loro comunione era ormai oltre le vicende umane, aveva potuto allontanarsi da Han che le voleva teneramente bene senza eccessive pretese: queste e altre amicizie non le impedivano di aver pienamente accolto che “l’amore per tutti è meglio dell’amore per una persona sola”, “bisognava prendere su di sé il dolore del mondo”, ma di fronte alla sua famiglia Etty si sa debole ed ancora confusa: è splendido quel suo partire non con loro ma a vagoni di distanza, nella libertà di chi ha messo in gioco la vita per amore dell’umanità intera.

Questo libro ne rende ragione ed è quindi capace di far cogliere le pagine del Diario con uno spessore nuovo, certo forse non senza l’angoscia di pensare che ciò che Ettty vive e dice sta ancora avvenendo in qualche parte del mondo, anche se chi crede nel Dio della vita può dire: è avvenuto, avviene, avverrà, ma il cavallo bianco (la capacità di luce e di bene che c’è nel cuore dell’uomo), l’Agnello vincerà (cf. Apocalisse).

“Una cosa è certa: non potrò mai scrivere le cose
come la vita le ha scritto per me”

Etty 22 Settembre 42

Siamo partiti cantando è un insieme di brevi allusioni al racconto della vita di Etty , in uno stile poetico di rimandi e richiami a frammenti realistici della sua vita, messo in bocca a lei stessa, con splendidi disegni e l’aiuto di parole-immagini, forse non senza un certo disordine: questo dà una leggerezza al libro quasi impensabile dato il contesto a cui rimanda, eppure rende appieno il senso positivo sulla vita che Etty conserva fino alla fine. Il suo sentire “bella” la vita si traduce, in questo libro, in bellezza di veste tipografica, che davvero comunica che si può partire cantando, anche quando l’esito del viaggio è il distacco da tutto e da tutti nel mistero di ciò che sarà

Matteo Corradini Siamo partiti cantando Etty Hillesum, un treno, dieci canzoni.
Illustrazioni di Vittoria Facchini rue Ballu edizioni Palermo 2017 p. 126.

 

INDICE

Addio.
Canzone dell’albero
Canzone del ritratto
Canzone del mare
Canzone bella e stupida
Canzone delle mani
Canzone della brughiera
Canzone della camicia da notte
Canzone della luna
Canzone della matita
Canzone della casa
Preghiera.

“Quel giorno era così bello che non serviva arrampicarsi per sentirsi parte del cielo. Tornata a casa, ho preso un quaderno e ho cominciato a scrivere il mio diario più importante. Me lo aveva suggerito Julius: sapeva che mi avrebbe fatto bene come una ciliegia rubata o un panorama visto dall’ultimo ramo. O come un bacio.”