Nel volto dell’altra

oltre il disegno della vita

 

Teresa e Paola erano amiche fm dall’adolescenza; aperte l’una all’altra, sempre si erano scambiate sogni, attese, desideri, esperienze, delusioni e quanto tutto ciò le segnava dentro. Teresa era una ricercatrice dell’oltre: sempre inquieta, sempre attenta a quel qualcosa che poteva esserci e non c’era. Per molti era una sempre scontenta, criticona, scomoda, ma Paola sapeva che non era cosi: non era Teresa come quelle persone sempre di malumore perché le cose non vanno secondo i loro gusti, Teresa esigeva sempre di più, da se stessa e dagli altri, non voleva cullarsi, voleva crescere e questo desiderava anche per tutti. Occorreva conoscerla bene e capire che non era rigidità morale la sua: questo suo atteggiamento conviveva con l’accoglienza benevola della propria e altrui fragilità e, soprattutto, nasceva dalla consapevolezza del proprio e altrui mistero, era come mettesse sempre in conto una forza invisibile che spingeva oltre. Teresa sempre attenta a sondare il proprio cuore sembrava non avvicinare gli altri, ma, in realtà, se si faceva breccia — e non era poi così difficile! — era un’amica fedele e aperta, accoglieva ed anzi era come se dentro di lei vi fosse uno spazio per il mondo intero.
 
Incontrare Teresa lasciava sempre un segno, anche se non si capiva quale e perché. Si coglieva che la sua vita voleva che fosse per gli altri, ma nello stesso tempo era come se il mondo attorno a lei non le bastasse La vita le aveva riservato il compito di insegnare ed educare, ma lei voleva soprattutto formare, aiutare ad avere una forma, quella forma originale che per ognuno/ognuna è una realtà nascosta dentro e non sempre emerge, se non si presentano situazioni, possibilità adeguate: a lei, Teresa, era costata tanta fatica intravedere e difendere la propria forma da chi la voleva “altra”.
 
Per questo forse, guardandosi dentro, ben presto riconobbe che il vivere sola le faceva bene: nella solitudine, accolta e non ricercata, trovava riposo e la sua originalità respirava a pieni polmoni. Rare erano le amicizie così vere e profonde con cui accadeva la stessa cosa. Certo voleva camminare con gli uomini e le donne del suo tempo, temeva l’isolamento e il tutto le richiedeva un po’ di acrobazie.
 
Paola invece era un tipo concreto, amava anche lei sognare, i grandi desideri, le attese, ma poi preferiva ciò che si poteva costruire “qui e ora” e il semplice dare un proprio contributo a creare, là dove si trovava, un ambiente dove si potesse star bene. Sapeva cantare, suonare, se la cavava a disegnare, ma era come se queste cose poco contassero per lei, l’importante era che la gente attorno a lei si trovasse a suo agio.
 
Teresa invece era una creativa, ma non sapeva che rielaborare testi e pochi spazi trovava: un pezzo di teatro scolastico, una conferenza, uno scritto, ma per lo più tale creatività restava dentro di lei come vita inespressa, come tensione all’oltre.
 
Paola faceva tesoro di quanto l’amica Teresa scavava e scovava, lo riportava al quotidiano e, per questo, non le fu difficile trovare un compagno di strada che le permettesse, nella gioia, di essere se stessa, di vivere l’avventura della condivisione di vita e del costruire una famiglia. Aveva le idee chiare, doveva essere una famiglia diversa dalla sua di origine, così inconsistente a livello relazionale: ognuno, padre, madre, fratello, lei stessa, faceva quello che credeva e si parlava solo del tempo, del cane, del gatto, di qualche persona non significativa per nessuno. Doveva essere una famiglia diversa da quella di Teresa tanto vuota di valori, tutta cose e apparenza…
 
Per un po’ di anni la sua fu quello che suole dirsi una famiglia felice: le difficoltà non erano mancate, bisognava mettere insieme esigenze di famiglia e lavoro, ma Paola le sapeva affrontare senza perdersi.  Ciò che più le doleva nel cuore era l’aver avuto un solo figlio; non si era neppure capito bene perché, ma qualcosa non funzionava più in lei o nel marito, benché si volessero bene e non mancassero i momenti in cui i loro corpi esprimevano in pieno la comunione che cercavano. Avevano lasciato decidere al tempo e alla natura, ma Paola ne soffriva, si sentiva un po’ mutilata.
 
La vita aveva portato Teresa e Paola lontano l’una dall’altra, ma sempre erano di sostegno reciproco, anche se le occasioni di stare insieme erano poche. Anche Teresa aveva cercato, a suo modo, con chi condividere ciò che aveva nel cuore. Intuito che non poteva essere un solo uomo a captare tutte le sue energie e attenzioni, voleva attorno a sé persone che avessero lo stesso sguardo sulla realtà e aveva tentato l’avventura comunitaria. Non era stata capita e aveva ripreso la sua vita da sola, radicandosi in una visione di fede solida, essenziale, l’unica componibile con quell’oltre che la abitava.
 
Ogni tanto prendeva corpo nel suo cuore un affetto maschile, ora sensuale, ora consolatorio, ora fusionale ora luminoso ora fraterno, sempre ricco di scambio amicale e fonte di reciproco svelarsi: spesso intuiva che le sarebbe bastato poco per coinvolgersi e coinvolgere un po’ di più e trasformarlo in progetto di vita, ma sempre Teresa coglieva che non le sarebbe bastato e, resa più donna e più matura, guardava oltre.
 
Ad un certo punto anche la vita di Paola ebbe un grosso scossone: improvvisamente le morì lo sposo e il figlio, già grande, anche se poi non troppo e non certo agli occhi della madre, le dichiarò che voleva vivere per conto suo, che lei si rifacesse una vita….
 
Paola, che così aveva fatto da giovane – nella sua famiglia senza dialogo non era mancata però la disapprovazione per il suo progetto matrimoniale, eppure lei aveva seguito il suo cuore – non aveva motivo di contrastarlo, ma che vita farsi?  Ritrovò l’amicizia per Teresa a un livello più profondo e cominciò a capire a fondo quanto l’amica portava nel cuore, ma lei era un’altra cosa: da sola?
 
Per lei il lavoro aveva sempre avuto un valore relativo, certo svolgeva con competenza e amore il suo impegno di infermiera, ma il centro , il cuore era tutto nella famiglia e non sapeva dirsi che, ora, quel lavoro avrebbe dovuto assorbire tutte le sue energie, risorse, attenzioni … no, non voleva buttarcisi come se non ci fosse altro. Pensava di continuare a farlo bene e, forse, con un po’ di disponibilità in più, ma solo perché la sua vita non precipitasse nel caos e nel nulla, ma poi?
 
Le capitò un giorno di conoscere MariaLuisa, una donna con pochi più anni di lei, a cui la vita, per una sclerosi, aveva tolto ogni altra possibilità relazionale che non fossero i suoi occhi e le sue flebili, ma sempre serene e costruttive, parole: la poca voce la rendeva più incline alla poesia che a lunghi discorsi; immobile, dove la mettevano, era immagine viva e vivace della forza della vita oltre ogni impotenza.
 
Paola invitò Teresa ad andare insieme da MariaLuisa: aveva in mente che là, con lei, avrebbero potuto fare il punto delle loro vite, illuminarne il senso e il futuro: quanto Paola ne sentiva il bisogno! Forse potevano prendere qualche decisione. Erano tutte e tre nella pienezza della vita matura: che fare prima di affrontare la crisi dell’anzianità, prima del sapersi mettere da parte?
 
Doveva Teresa assumersi la solitudine di Paola più fragile di fronte ad essa e aprirle la propria casa? Che fosse rimasta sola per questo? O doveva Paola far uscire Teresa dalle sue riflessioni, dalla sua, pur abitata dal mondo intero, solitudine (già aveva lasciato a scuola), perché in vecchiaia non si ritrovasse sola nella gestione concreta del quotidiano che tanto le costava?
 
Eccole insieme davanti a MariaLuisa. Teresa subito si illumina e anche gli occhi di MariaLuisa diventano splendenti come non mai : era come se si conoscessero da sempre! Paola intuì che qualcosa legava le due donne al di là di lei che credeva di condurre le fila della loro amicizia.
 
Guardò negli occhi di MariaLuisa, poi in quelli di Teresa e le esplose dentro una gioia serena e tranquilla. Non c’era nulla da decidere! Dove stava il senso del tutto? Nel far vivere l’altra per quello che era, senza forzature, senza ritorni, senza rimpianti… Accanto!
 
Allora la serenità, la fecondità dell’una sarebbe stata la pace e la dilatazione dell’altra, proprio come nella vicenda biblica di Rut e Noemi. Paola seppe sorridere dei propri progetti e lasciare alla vita il compito di disegnare. E tutte e tre insieme, ridenti, guardarono oltre.